Benvenuti nel blog “Orizzonte Guatemala”! Siamo un gruppo di amici del Guatemala e con questo strumento di comunicazione e condivisione vogliamo contribuire a fare conoscere l’attualità di questo bellissimo paese, al quale ci legano vincoli di amicizia e di solidarietà con tanti amici guatemaltechi.


martedì 20 gennaio 2015

888 - L'EX CAPO DELLA POLIZIA CONDANNATO A 90 ANNI DI CARCERE

Un'ora e 35 minuti sono stati necessari al Tribunal B de Mayor Riesgo per leggere la sentenza contro Pedro García Arredondo, ex capo del Comando Sei della disciolta Polizia Nazionale, condannato a 90 anni di carcere, dichiarato colpevole dell’incendio dell'Ambasciata di Spagna e della morte di due studenti universitari.
All'unanimità, i giudici Jeannette Irma Valdés, Sara Yoc Yoc e María Eugenia Castellanos hanno stabilito che Garcia Arredondo eseguì ordini dei superiori, che hanno determinato la morte di 37 persone nella sede diplomatica, il 31 gennaio 1980.
Di fatto è emerso il tentativo di assassinio dell’allora ambasciatore Máximo Cajal y López e del contadino Gregorio Yuja Xona, unici superstiti.
Tra le vittime vi erano 22 contadini del Quiché, cinque studenti universitari, due ex funzionari guatemaltechi in visita e otto dipendenti dell'ambasciata.
E' stato anche ritenuto responsabile della morte di due studenti universitari, che due giorni dopo l'incendio dell'Ambasciata avevano partecipato ai funerali delle vittime dell’incendio.
Al mattino, i giudici hanno ascoltato le ultime parole di García Arredondo prima di dichiarare chiusa la discussione contro di lui e di decidere in segreto. 
L'ex capo della polizia ha insistito sulla sua innocenza, spiegando che non c’era una sola prova o la dichiarazione diretta dei testimoni contro di lui.
"Si è visto in tutto il dibattito che l'accusa non è riuscita a dimostrare la mia responsabilità nel fatto", ha detto circa alle 8:30, aggiungendo che era fiducioso dell’assoluzione.
Argomenti
La sentenza è stata letta in aula della Corte Suprema. La lettura è iniziata alle 15,18 ed è stata Yoc Yoc che ha spiegato il motivo per cui García Arredondo è stato condannato a 40 anni di carcere per l’incendio dell'Ambasciata e di 50 per la morte di due studenti universitari, che sommati determinano una pena di 90 anni di carcere.
La giudice ha detto che era dimostrato che il 31 gennaio 1980 l'ambasciata è stata occupata da contadini che pacificamente avevano denunciato gli abusi dell'esercito e della polizia in Quiché.
Yoc detto che 150 ufficiali che dipendevano da García Arredondo erano stati raggruppati per eseguire un'operazione nell’ambasciata, e che l'ordine che aveva ricevuto era fare uscire i manifestanti.
"L'ambasciata è stata presa con violenza dalle forze di sicurezza, che sono entrate senza il permesso dell'ambasciatore. La polizia non aveva alcun interesse a negoziare, ma scacciare gli occupanti fuori dell'ambasciata. L'imputato sapeva che cosa stava per accadere ", ha detto Yoc.
Ha anche aggiunto che è stato dimostrato che l'incendio non ha avuto origine a seguito di un piano di suicidio dei contadini che sono entrati l'ambasciata.
Due giorni dopo l'incidente, le vittime sono state vegliate all'Auditorium dell’Università, zona 1. All'esterno dell'edificio sono stati uccisi due studenti universitari che hanno partecipato al corteo, da agenti incaricati da García Arredondo.
L'ex capo della polizia è stato condannato per gli omicidi di 39 persone, e per il tentativo di assassinio contro due -Cajal y Lopez e Yuja Xoná-, e delitti contro dell'umanità.
García Arredondo già scontando una pena di 70 anni di carcere per la sparizione forzata dello studente universitario Edgar Saenz Calito.
Secondo l'accusa, García Arredondo non ha impedito che gli agenti di polizia sotto il suo comando agissero violentemente contro gli occupanti dell'ambasciata, il 31 gennaio 1980. Quel giorno 37 persone sono morte.
L’occupazione dell’ambasciata era per protesta
Un gruppo di contadini, sindacalisti, studenti universitari e religiosi si erano affollati il 31 gennaio 1980 davanti l'Ambasciata di Spagna, che a quel tempo era in zona 9.
Vittime di fatto
L'incendio della Ambasciata di Spagna ha causato la morte di 37 persone.
Eduardo Caceres Lehnhoff, ex vice presidente.
Adolfo Molina Orantes, ex ministro degli Esteri.
Jaime Ruiz Albero, console spagnolo.
Luis Felipe Sáenz e María Teresa Villa, cittadini spagnoli dipendenti dell'ambasciata.
Nora Mena Aceituno, Lucrecia de Avilés, Miriam Rodríguez, Lucrecia Anleu, Maria Cristina Melgar e Maria de Barillas, Guatemala che lavorava presso l'Ambasciata di Spagna.
Luis Antonio Ramírez Paz, Edgar Rodolfo Negreros Straube, Leopoldo Pineda, Sonia Magalí Welches Blanca Lidia Hernández Domínguez, studenti universitari.
Maria Ramirez Anay, Gaspar Vivi, Matthew Sic Chen, Regina Pol Juy, John Thomas Lux, Lux Pinula Maria, Juan siamo Chic, Trinidad Gómez Hernández Mateo Sis, Víctor Gómez Sacarías, Chic Juan Hernandez Mateo López Calvo, Juan Jose Yos, Francisco Chen, Solomon Tabico, Juan López Yat, Fernando Antonio García, María Ramírez Anay, Vicente Menchú, Jorge Angelo xona, Francisco Tum e Mario Gabino ho succhiato, contadini Quiché.
Querelante
"Goccia di Speranza"
Il Nobel per la Pace 1992, Rigoberta Menchú, ricorrente nella causa, ha definito la sentenza una goccia di speranza per la giustizia.
"Gli anni – della condanna - non sono le cose più importanti per noi," ha detto.
Difesa
"Non chiaro"
L'avvocato Mosè Galindo, difensore di Pedro García Arredondo, ha detto che la sentenza non è chiara perché non è stato determinato chi ha iniziato l'incendio.
"Lei – la giudice - ha detto di non sapere chi ha appiccato il fuoco", ha detto.
Querelante
“Felice e contento"
Sergio Vi Escobar, pubblico ministero nel processo per l'incendio della Ambasciata di Spagna, ha detto che si sente felice e soddisfatto della sentenza.
"Questo paese ha fatto progressi nel tema della giustizia", ha detto dopo aver sentito la sentenza.
Ambasciatore
"E 'una cosa positiva"
L'ambasciatore di Spagna, Manuel Lejarreta, ha detto che dovrebbe congratularsi con la giustizia guatemalteca per aver determinato il responsabile dell'incidente.
"E 'una cosa positiva che ha occupato 35 anni dopo aver commesso il fatto", ha detto.
Non applicabile amnistia
I trattati internazionali firmati dal Guatemala in materia di diritti umani indicano che i crimini contro l'umanità non possono essere perdonati dalla legislazione nazionale dei Paesi, perché sono azioni che minano la dignità dell'uomo.
In Guatemala sono state decretate varie amnistie per i responsabili di azioni criminali durante il conflitto armato, che riguardano solo i crimini politici e connessi con i politici.
Grandi assenti
L'incidente è avvenuto durante il regime del generale Fernando Romeo Lucas García -1978-1982- che è stato menzionato nel massacro.
Un altro coinvolto è l'ex ministro degli Interni Donaldo Alvarez Ruiz, che è latitante.
Il processo menziona anche Chupina Barahona, ex direttore della estinta polizia nazionale, che già morto.
Nelle indagini si assicura che loro e Pedro García Arredondo erano in comunicazione per scambiare informazioni su quanto accaduto presso l'ambasciata.
Prensa Libre 19/01/2015

887 - EX JEFE POLICIAL SENTENCIADO A 90 AÑOS DE CÁRCEL

Una hora con 35 minutos necesitó el Tribunal B de Mayor Riesgo para leer la sentencia contra Pedro García Arredondo, exjefe del Comando Seis de la desaparecida Policía Nacional, condenado ayer a 90 años de prisión, al declararlo culpable por la quema de la Embajada de España y la muerte de dos estudiantes universitarios.
Por unanimidad, las juezas Irma Jeannette Valdés, Sara Yoc Yoc y María Eugenia Castellanos determinaron que García Arredondo ejecutó órdenes de superiores, las cuales dejaron la muerte de 37 personas en sede diplomática, el 31 de enero de 1980.
De ese hecho se desprendió el intento de asesinato contra el entonces embajador Máximo Cajal y López y el campesino Gregorio Yujá Xoná, únicos sobrevivientes.
Entre las víctimas se encontraban 22 campesinos de Quiché, cinco estudiantes universitarios, dos exfuncionarios guatemaltecos visitantes de la embajada y ocho empleados.
También fue declarado responsable de la muerte de dos estudiantes universitarios que dos días después de la quema de la Embajada participaban en el velatorio de las víctimas del incendio.
Por la mañana, las juezas escucharon las últimas palabras de García Arredondo antes de declarar cerrado el debate en su contra y deliberar en secreto el fallo.
El ex jefe policial insistió en su inocencia al explicar que no había una sola evidencia ni señalamiento directo de los testigos en su contra.
Estuvo visto a todo lo largo del debate que el Ministerio Público no pudo probar mi responsabilidad  - en el hecho -”, decía a eso de las 8.30 horas, y agregó que confiaba resultar absuelto.
Argumentos
El fallo del Tribunal fue leído en la Sala de Vistas de la Corte Suprema de Justicia. La lectura comenzó a las 15.18 horas, y fue Yoc Yoc quien explicó por qué García Arredondo fue condenado a 40 años de prisión por la quema de la Embajada y 50 más por la muerte de dos estudiantes universitarios, que suma una pena de 90 años de cárcel.
La jueza dijo que se había probado que el 31 de enero de 1980 la sede diplomática fue tomada por campesinos que de manera pacífica denunciaron los abusos del Ejército y la Policía en Quiché.
Yoc dijo que los 150 agentes a cargo de García Arredondo habían sido concentrados para efectuar un operativo en la Embajada, y que la orden que había recibido era de sacar a los manifestantes.
"La Embajada fue violentada por las fuerzas de seguridad, que ingresaron sin contar con la autorización del embajador. La Policía no tenía ningún interés en negociar, sino sacar a los ocupantes de la Embajada. El acusado sabía lo que iba a suceder”, aseguró Yoc.
Agregó que también quedó probado que el incendio no se originó como resultado de un plan de inmolación de los campesinos que ingresaron en la sede diplomática.
Dos días después del siniestro, las víctimas eran veladas en el Paraninfo Universitario, zona 1. Afuera del edificio fueron asesinados dos estudiantes universitarios que participaban en el cortejo, a manos de agentes a cargo de García Arredondo.
El ex jefe policial fue condenado por los asesinatos de 39 personas, el intento de asesinato contra dos  - Cajal y López y Yujá Xoná -, y delitos contra los deberes de humanidad.
García Arredondo ya cumple pena de 70 años de cárcel por la desaparición forzada del estudiante universitario Édgar Sáenz Calito.
Según la acusación, García Arredondo no evitó que policías bajo su mando accionaran de manera violenta contra los ocupantes de la sede diplomática, el 31 de enero de 1980. Ese día murieron 37 personas.
Toma fue por protesta
Un grupo de campesinos, sindicalistas, religiosos y estudiantes universitarios se aglomeraron el 31 de enero de 1980 frente a la Embajada de España, que en aquella época se encontraba en la zona 9.
Víctimas del hecho
La quema de la Embajada de España dejó la muerte de 37 personas.
Eduardo Cáceres Lehnhoff, ex vicepresidente.
Adolfo Molina Orantes, excanciller.
Jaime Ruiz del Árbol, cónsul español.
Luis Felipe Sáenz y María Teresa Villa, ciudadanos españoles empleados de la sede diplomática.
Nora Mena Aceituno, Lucrecia de Avilés, Miriam Rodríguez, Lucrecia Anleu, María Cristina Melgar y Mary de Barillas, guatemaltecos que laboraban en la Embajada de España.
Luis Antonio Ramírez Paz, Édgar Rodolfo Negreros Straube, Leopoldo Pineda, Sonia Magalí Welches Hernández y Blanca Lidia Domínguez, estudiantes universitarios.
María Ramírez Anay, Gaspar Vivi, Mateo Sic Chen, Regina Pol Juy, Juan Tomás Lux, María Pinula Lux, Juan Us Chic, Trinidad Gómez Hernández, Mateo Sis, Víctor Gómez Sacarías, Juan Chic Hernández, Mateo López Calvo, Juan José Yos, Francisco Chen, Salomón Tabico, Juan López Yat, Fernando Antonio García, María Ramírez Anay, Vicente Menchú, Jorge Ángel Xoná, Francisco Tum y Gabino Mario Chupé, campesinos de Quiché.
Querellante
“Gota de esperanza”
La Premio Nobel de la Paz 1992, Rigoberta Menchú, querellante del caso, calificó la sentencia de una gota de esperanza para la justicia.
“Los años —de la condena— no son los más importantes para nosotros”, dijo.
Defensa
“No queda claro”
El abogado Moisés Galindo, defensor de Pedro García Arredondo, dijo que la sentencia no queda clara porque no se determinó quién comenzó el fuego.
“Ella —la jueza— dice que no sabe quién puso el fuego”, enfatizó.
Querellante
“Feliz y contento”
Sergio Vi Escobar, querellante en el juicio por la quema de la Embajada de España, dijo que se siente feliz y contento por la sentencia.
“Este país ha avanzado bastante en el tema de justicia”, explicó al oír el fallo.
Embajador
“Es cosa positiva”
El embajador de España, Manuel Lejarreta, dijo que se debe felicitar a la justicia guatemalteca por determinar al responsable del siniestro.
“Es una cosa positiva que ha costado 35 años después de cometido el hecho”, indicó.
No aplica la amnistía
Tratados internacionales suscritos por Guatemala en materia de derechos humanos señalan que los delitos de lesa humanidad no pueden ser perdonados por legislaciones internas de los países, debido a que son acciones que atentan contra la dignidad de la humanidad.
En Guatemala se han emitido diversas amnistías para responsables de acciones delictivas durante el conflicto armado que abarcan solo delitos políticos y conexos con los políticos.
Grandes ausentes
El siniestro ocurrió durante el régimen del general Fernando Romeo Lucas García —1978-1982— quien fue señalado en la masacre.
Otro vinculado es el exministro de Gobernación Donaldo Álvarez Ruiz, quien se encuentra prófugo.
En el expediente también se menciona a German Chupina Barahona, exdirector de la desaparecida Policía Nacional, quien ya murió.
En las investigaciones se asegura que ellos y Pedro García Arredondo se comunicaron para intercambiar información sobre lo ocurrido en la sede diplomática.
Prensa Libre 19/01/2015

venerdì 9 gennaio 2015

886 - IMPOSSIBILE ELIMINARE LA CORRUZIONE, AFFERMA OTTO PÉREZ

Arrivare ai massimi livelli di trasparenza è la promessa che non realizzerà il governo del Partito Patriota, riconosce il presidente Otto Pérez Molina, che ha parlato dei suoi principali risultati in questa intervista, ma anche di ciò che è in attesa di essere realizzato, al compiersi il prossimo mercoledì il suo terzo anno di presidenza. 
D. Si conclude il suo terzo anno di governo. In che cosa si differenzia dai due precedenti?
Ci sono varie differenze: abbiamo avuto lo stesso budget, ma il finanziamento che corrispondeva non è stato dato. Abbiamo ogni anno 400.000 nascite in più, e ciò richiede servizi pubblici necessari per dare risposta ai guatemaltechi, e tuttavia rimaniamo con lo stesso budget.
L'altra differenza è che nonostante i problemi che abbiamo avuto, la sicurezza ha continuato ad aumentare e questo ha determinato la diminuzione della violenza.
D. Quale è il suo principale risultato ed obiettivo non realizzato nel Patto per la Pace e Sicurezza?
Continuiamo al ribasso nel tasso di omicidi. Si è chiuso l'anno con 31 per 100.000 abitanti. In questo terzo anno c’è un 9% di diminuzione di fatti criminali. Nel dipartimento di Guatemala c’è un 23% di diminuzione, e nella capitale, 33% in meno di fatti criminali.
Essere riuscito in questi primi tre anni a migliorare le capacità della Polizia Nazionale Civile (PNC) è un passo importante, perché vuole dire che di 22.000 membri siamo arrivati a 34.200.
D. Che cosa è mancato per realizzare gli obiettivi?
Io credo che il tema principale continua ad essere il sistema di Presidi. Abbiamo un deficit importante per la mancanza di controlli.
Commentò che l'obiettivo era abbassare la media giornaliera di morti violente a 13, ma non scende da 16.
Le statistiche di cui disponiamo sono quelle che fornisce la PNC, e non l'Inacif. Con quelle della Polizia riceviamo—il Governo—con poco più di 17 assassini giornalieri, e questo anno chiudiamo a 13,6 omicidi giornalieri.
D. E nel Patto Fame Zero?
Il primo anno è stato utilizzato quasi tutto nel coordinamento. Qui dei 14 ministeri solo ce ne sono due che non partecipano al Patto.
Nel 2013 abbiamo ottenuto risultati, era diminuita del 1.7% la denutrizione cronica nei bambini minori di 5 anni. Alcuni diranno che è molto poco, ma se pensiamo che nei 15 anni precedenti si era riusciti ad abbassare la percentuale di 1.7%, quello che noi siamo riusciti in un anno.
D. Ma avevano offerto abbassarla in quattro anni al 10%.
Quando parliamo del 10%, sapevamo che era una meta molto difficile ed ambiziosa, ma ce l’eravamo proposta. Ovviamente quando uno è già al Governo e si rende conto dello sforzo che includeva tutto quel coordinamento sul terreno, ci rendemmo conto delle difficoltà.
Crediamo che possiamo arrivare non ad un 10%, ma sì ad un 6%. Se arriviamo a quel 6% è storico.
D. Che cosa si è fatto e che cosa manca nel Patto di Competitività?
Abbiamo avuto una crescita nell'economia del 4% che non avveniva da vari anni. Riusciamo a creare 166.000 posti di lavoro. Siamo sotto al 3% dell'inflazione, e questa è la più bassa negli ultimi 20 anni.
C’è bisogno di più sforzi per la lotta contro il contrabbando. Ciò si riflette sui prezzi della carne di manzo. C'è bisogno anche di continuare ad attirare maggiori investimenti.
D. Qual è la cosa che sente più pressione di dover compiere nel 2015?
Io direi che mi sento più pressato con quella che è stata l'offerta principale della mia campagna: sicurezza ed impiego.
D. Quale è la promessa che definitivamente non può realizzare in tutto il suo mandato?
Io credo che ci siano promesse che deplorevolmente uno non può realizzare ai livelli che voleva, ed una è la trasparenza e la corruzione. Questo non è solo di questo governo, è qualcosa che viene da moltissimi anni, è stato presente, infiltrata dentro le istituzioni, e lottare contro quello è molto difficile.
D. È impossibile eliminare la corruzione in un mandato presidenziale?
Io dico che sì, è impossibile. Sta troppo infiltrata ed è qualcosa che è avviene da moltissimi anni.
D. Perché crede che al suo governo sia etichettato come poco trasparente?
C'è una serie di questioni che sono avvenute. Ci hanno detto che abbiamo fatto acquisti diretti, che non si sono seguite le procedure, ma, per esempio, se non facciamo acquisto per eccezione delle armi, in questo momento avremmo poliziotti senza le armi individuali.
D. Ma non crede che ci sono stati fatti di corruzione nei settori Salute, Cultura, Ambiente?
Sono segnali… sì, sempre. È una lotta costante. La lotta per la trasparenza si deve fare quotidianamente e tutti i livelli.
D. In che punti in concreto crede che la Cicig ha oltrepassato il suo mandato?
Ci sono questioni dove hanno oltrepassato il mandato, ma comunque ha aiutato. Ci sono questioni che, per esempio, ieri mi dicevano che c’è stata al cattura di uno dei Mendoza. Sì, effettivamente; ma quella è una lotta contro il crimine organizzato, non è una struttura parallela allo Stato.
Io credo che il periodo col mandato specifico che aveva la Cicig sia sorpassata e è finita. Per quel motivo stiamo parlando ora di fare una valutazione.
D. La Cicig investiga il finanziamento dei partiti. Ciò può generare paura nei partiti?
Credo che non ci dovrebbe essere paura in quel senso. Abbiamo scoperto che il crimine organizzato ed il narcotraffico hanno cercato finanziare campagne nei luoghi che a loro interessano, e per quel motivo si concentrano sui Comuni.
D. Alcuni del PP?
No. Siamo molto diligenti in quello. Se qualcosa c’è stato, è stato totalmente fuori del nostro controllo ed è passato inosservato.
D. Ma questo finanziamento potrebbe avvenire anche per i candidati alla presidenza?
Potrebbe essere possibile che anche nelle campagne presidenziali tentino di avvicinarsi ed avere alcune influenze. Bisognerebbe fare un'indagine in profondità.
D. Che voto si dà, da 1 a 10, nel terzo anno?
L'anno che è finito abbiamo avuto problemi finanziari perché si è ripetuto lo stesso budget e non ci fu finanziamento fino al 28 novembre. Ciò ci attribuisce un voto che non avremmo voluto, ma metta un voto tra cinque e sei.
Prensa Libre, 08/01/2015

885 - IMPOSIBLE ELIMINAR CORRUPCIÓN, AFIRMA OTTO PÉREZ

Llegar a los máximos niveles de transparencia es la promesa que no cumplirá el gobierno del Partido Patriota, reconoce el presidente Otto Pérez Molina, quien en esta entrevista habla de sus principales logros, pero también de lo que está pendiente al cumplir el próximo miércoles su tercer año de gestión.
Ya termina su tercer año de gobierno. ¿En qué se diferencia de los dos anteriores?
Hay varias diferencias: se repitió el mismo presupuesto, pero el financiamiento que correspondía no fue dado. Tenemos cada año 400 mil nacimientos más, y eso demanda de servicios públicos necesarios para darles respuesta a los guatemaltecos, y sin embargo nos quedamos con el mismo presupuesto.
La otra diferencia es que a pesar de los problemas que tuvimos, la seguridad siguió aumentando y esto provocó que se disminuyera la violencia.
¿Cuál es su principal logro y objetivo no cumplido en el Pacto por la Paz y Seguridad?
Continuamos a la baja en la tasa de homicidios. Se cerró el año con 31 por cada cien mil habitantes. En este tercer año se acumula un 9% de descenso de hechos delictivos. En el departamento de Guatemala se acumula un 23% de descenso, y en la capital, 33% de descenso de hechos delictivos.
Haber logrado en estos primeros tres años mejorar las capacidades de la Policía Nacional Civil (PNC) es un paso importantísimo, porque quiere decir que de 22 mil efectivos subimos a 34 mil 200.
¿Qué nos faltó por cumplir?
Yo creo que el tema principal sigue siendo el sistema de Presidios. Tenemos un déficit importante por la falta de controles.
Comentó que el objetivo era bajar el promedio diario de muertes violentas a 13, pero no baja de 16.
Las estadísticas que manejamos son las que proporciona la PNC, no el Inacif. Con las de la Policía recibimos —el Gobierno— con poco más de 17 asesinatos diarios, y este año cerramos a 13.6 homicidios diarios.
¿Y en el Pacto Hambre Cero?
El primer año se fue casi todo en la coordinación. Aquí. de los 14 ministerios solo hay dos que no participan en el Pacto.
En el 2013 tuvimos resultados, en donde se disminuyó en 1.7% la desnutrición crónica en niños menores de 5 años. Unos dirán que es muy poco, pero si comparamos que en 15 años antes se había logrado bajar ese 1.7 que nosotros logramos en un año.
Pero habían ofrecido bajarla en los cuatro años a 10%.
Cuando hablamos del 10%, sabíamos que era una meta muy difícil y ambiciosa, pero nos la propusimos. Obviamente cuando ya está uno en el Gobierno y nos dimos cuenta del esfuerzo que involucraba toda esa coordinación en el terreno, nos dimos cuenta de las dificultades.
Creemos que podemos llegar no a un 10%, pero sí a un 6%. Si llegamos a ese 6% es histórico.
¿Qué se hizo y qué faltó en el Pacto de Competitividad?
Tuvimos un crecimiento en la economía del 4% que hacía varios años no se daba. Logramos crear 166 mil empleos dignos. Vamos a estar abajo del 3% de la inflación, y esta es la más baja en los últimos 20 años.
Nos hizo falta más esfuerzos para la lucha contra el contrabando. Eso se refleja en los precios de la carne de res. Nos hace falta también seguir atrayendo más inversión.
¿Con qué siente más presión que debe cumplir en el 2015?
Yo diría que lo más presionado que me siento es con lo que fue la oferta principal de mi campaña: seguridad y empleo.
¿Cuál es la promesa que definitivamente no va a poder cumplir en todo su mandato?
Yo creo que hay promesas que lamentablemente uno no puede llegar a los niveles que quisiera, y uno es la transparencia y la corrupción. Esto no es de este gobierno, es algo que ha venido por muchísimos años, ha estado presente, enquistada dentro de las instituciones, y luchar contra eso es muy difícil.
¿Es imposible eliminar la corrupción en un período presidencial?
Yo digo que sí, es imposible. Está demasiado enquistada y es algo que ha venido por muchísimos años.
¿Por qué cree que a su gobierno se le tilda de poco transparente?
Hay una serie de cuestiones que se han dado. Nos han dicho que hemos hecho compras directas, por excepción, que no se han utilizado los procedimientos, pero, por ejemplo, si no hacemos la compra por excepción de las armas, a estas alturas tuviéramos policías sin su propia arma individual.
¿Pero no cree que hubo hechos de corrupción en Salud, Cultura, Ambiente?
Son señales… sí, siempre. Es una lucha constante. La lucha por la transparencia debe hacerse a diario y a todos los niveles.
¿En qué puntos en concreto cree que la Cicig se ha salido de su mandato?
Hay cuestiones en donde posiblemente no han estado en el mandato, pero de todas maneras ha ayudado. Hay cuestiones que, por ejemplo, ayer me decían que hubo una captura de uno de los Mendoza. Sí, efectivamente; pero esa es una lucha contra el crimen organizado, no es una estructura paralela al Estado.
Yo creo que la fase con el mandato que tenía la Cicig está sobrepasada y está agotada. Por eso estamos hablando ahora de hacer una evaluación.
La Cicig investiga el financiamiento de los partidos. ¿Eso puede generar temor en las agrupaciones?
Creo que no debería haber temor en ese sentido. Hemos detectado que el crimen organizado y el narcotráfico han buscado financiar campañas en los lugares donde a ellos les interesan, y por eso se van más sobre las alcaldías.
¿Algunas del PP?
No. Somos muy cuidadosos en eso. Si hubo algo, tuvo que haber estado totalmente fuera del control de nosotros y pasar desapercibido.
¿Pero este financiamiento podría darse también en los presidenciables?
No estaría lejos que también en las campañas presidenciales traten de acercarse y tener algunas influencias. Habría que hacer una investigación a profundidad.
¿Qué nota se da, de 1 a 10 puntos, en el tercer año?
El año que terminó tuvimos problemas financieros porque se repitió el mismo presupuesto y no hubo financiamiento sino hasta el 28 de noviembre. Eso nos pone no en la calificación que hubiéramos querido, pero entre cinco y seis podría estar.
Prensa Libre, 08/01/2015

giovedì 1 gennaio 2015

884 - LUCI ED OMBRE DEGLI ACCORDI DI PACE

La cessazione del conflitto armato il 29 dicembre 1996, è senza dubbio il maggiore risultato dei negoziati tra il Governo e l'URNG. Ma, la pace cercava qualcosa più della fine della guerra. Cercava di capire come il paese doveva raggiungere sviluppo economico e sociale, giustizia, equità ed uguaglianza. Li ha raggiunti?
La firma degli Accordi di Pace Stabile e Duratura ha posto il Guatemala davanti agli occhi del mondo. Gli impegni firmati dai più alti rappresentanti del Governo e della cupola dell'Unità Rivoluzionaria Nazionale Guatemalteca (URNG) integrarono un'agenda ambiziosa, avviata a sradicare la povertà e l'impunità nel paese, tra altri problemi strutturali che cercava di risolvere, senza grandi risultati, con l'uso delle armi.
Ieri, nel Palazzo Nazionale della Cultura con la semplice cerimonia del Cambio della Rosa, il presidente Otto Pérez Molina ed altri funzionari di Stato hanno commemorato i 18 anni da quel momento storico che oggi imprenditori, ex funzionari, deputati ed analisti valutano con luci ed ombre.
Julio Balconi, ex ministro della Difesa che era parte della Commissione di Riconciliazione Nazionale e della Commissione di Negoziazione ha affermato che da 1996, del successo di quel processo ha cercato di avvantaggiarsi il partito di Governo, quello di Avanzata Nazionale (PAN) in quel momento. "Le altre forze politiche si resero conto che il tema, che era di interesse nazionale, si era trasformato in un elemento di negoziazione politica e per quel motivo cominciarono ad attaccarli", indicò.
Secondo Balconi, i cosiddetti Accordi Operativi si realizzarono velocemente come era stabilito; non così gli Accordi di Sostanza, avviati a trasformare il paese. "Era compito di renderli pratici non solo del governo di turno bensì di tutti i settori, compresi i cittadini. Quello sforzo è diminuito a tale punto che i partiti politici che hanno raggiunto il potere posteriormente, non avevano gli Accordi di Pace tra i punti principali della loro agenda di lavoro", ha aggiunto.
Tre punti
"Gli avanzamenti sono stati molto pochi, in ciò che alcuni hanno voluto prendere come impegno. In educazione, c’è stata una riforma educativa, ma si fa un passo avanti e due indietro. Tuttavia, ci sono degli avanzamenti. Non stiamo come 18 anni fa o peggio. E’ diminuito ancora l'analfabetismo, anche se l'indice è ancora alto", ha aggiunto Balconi.
Ha affermato che il processo di consolidamento della democrazia è opera degli Accordi di Pace, allo stesso modo dei diritti cittadini. "I guatemaltechi hanno partecipato a varie elezioni generali senza segnalazioni di frode ed ora ognuno può esporre le sue idee senza rischi", ha aggiunto il militare.
Nonostante, l'insicurezza è l'ombra che rende opache quelle luci. La nuova Polizia Nazionale Civile (PNC) che sostituirebbe la Polizia Nazionale tanto screditata, non ha raggiunto le aspettative per errori strategici, secondo l'ex Ministro della Difesa. "Siamo ritornati alla situazione di prima ed oggi abbiamo una gran sfiducia nella polizia", ha affermato.
Hermann F. Girón, presidente del Comitato Coordinatore delle Associazioni Agricole, Commerciali, Industriali e Finanziarie (CACIF), ha affermato che, degli accordi firmati, i principali sono quelli relazionati con l'aspetto economico e politico. "Dal punto di vista politico ci sono ancora vecchie ferite di guerra che non sono state guarite e che non permettono che lavoriamo uniti per il paese", assicurò.
"Gli Accordi richiedevano per il loro compimento la crescita economica e della riscossione, e bisogna ancora lavorare qui per motivarli e propiziarli. Il principale motore per renderli effettivi è lo sviluppo economico e il lavoro formale", ha detto Girón.
Il presidente del CACIF ha ricordato che nel Congresso ci sono leggi che dovrebbero essere prioritarie per raggiungere quell'obiettivo, come quella dello Sviluppo Economico.
Pochi avanzamenti
Álvaro Ramazzini, vescovo diocesano di Huehuetenango, analizzò altre ostacoli che hanno rallentato l'evoluzione degli Accordi di Pace negli ultimi 18 anni. "Uno dei grandi difetti della firma degli accordi di Pace è stata la mancanza di leggi per metterli in pratica. Non si approvarono. Si risolse il conflitto, si smobilitarono le forze dell'URNG e di altri settori militari. Si applicò la riduzione dell'Esercito in maniera drastica e per quello ora si ascoltano critiche che l’Esercito non ha capacità operativa di custodire le frontiere o lottare contro il narcotraffico. Ma oltre a ciò, il resto fu trascurato", ha affermato il vescovo.
Inoltre il leader religioso ha aggiunto, per esempio, lo scarso avanzamento delle iniziative contenute nell'Accordo sugli Aspetti Socioeconomici e sulla Situazione Agraria. Non si è compiuta la crescita economica e la Legge di Sviluppo Rurale dorme il sonno dei giusti. Gli accordi prevedevano il riconoscimento dell'Accordo 169, e come ora non si rispetta c'è conflittualità sociale. Ugualmente, gli imprenditori devono rendersi conto che la situazione non migliora con attraendo grandi investitori senza prima una riforma tributaria."
Il Vescovo ha affermato che l'applicazione della legge col proposito di condannare il genocidio nacque con gli Accordi di Pace, ma neanche quella è stata compiuta. Si è parlato di amnistia per l'URNG e l'Esercito, ma si stabilì chiaramente che i delitti di lesa umanità dovevano essere giudicati. Alla fine non si è riusciti a sradicare l'impunità né la povertà", ha detto.
Edgar Gutiérrez, ex cancelliere e direttore dell'Istituto per i Problemi Nazionali dell'Università di San Carlos di Guatemala (Ipnusac), è d’accordo con Balconi che nessuno degli Accordi di Sostanza è riuscito ad avere attuazione, in particolare quello che riguarda l’Identità e il Diritto dei Popoli Indigeni, come il rafforzamento del Potere Civile, che proclamavano la vigenza di un Stato di Diritto funzionale e moderno.
“Non c'è stata forza politica con sufficienza peso nello Stato che abbia adottato gli Accordi di Pace come programma di Riforma Politica. I governi solo hanno proclamato adesioni retoriche, senza impegnarsi a dargli attuazione. Incominciando dal governo di Álvaro Arzú", ha assicurato l'analista.
Distinto
L'ex Segretaria della Pace e presidentessa della Giunta Direttiva dell'Associazione di Investigazione di Studi Sociali (Asíes) Raquel Zelaya disse che l'Agenda di Pace coincide con quella della società guatemalteca, include riforma politica, patto fiscale, interculturalità, e non significa che è stato raggiunto, ha chiarito.
"Tutti hanno sottolineato processi che sono bloccati o retrocessi. Ma l'agenda basilare della Pace ha a che vedere con le aspirazioni più profonde delle persone ed esige soprattutto cambiamenti generazionali, in temi come la discriminazione, il razzismo, la disuguaglianza", segnalò Zelaya.
Per l'esperta, ci saranno persone che dicono che non hanno niente da celebrare. "Coloro che vissero il conflitto e furono danneggiati nei loro diritti, ma per i giovani è distinto. Non può paragonarsi la decade degli ottanta con il 2014", aggiunse.
Poca volontà politica
"Nessuno dei governi di turno ha avuto la volontà politica di attuare gli accordi", assicurò Carlos Mejía, congressista dell'URNG.
"Oggi si parla di libera espressione e partecipazione cittadina, ma la fame, la povertà e i ritardi nei temi della salute ed educazione sono problemi nazionali non risolti", ha aggiunto.
Per Mejía, la mancanza di coscienza sulla realtà nazionale dell'oligarchia ha ostacolato una riforma fiscale che permetta allo Stato di ottenere più risorse.
"Siamo lontano"
Il presidente Otto Pérez Molina ha riconosciuto ieri che l'Agenda della Pace ha avanzato poco. Disuguaglianza, povertà, mancanza di opportunità, servizi basilari colpiscono milioni di guatemaltechi. Lo riconosciamo "e dobbiamo lavorare per costruire la pace e la riconciliazione", ha detto ieri alal conclusione della cerimonia del Cambiamento della Rosa nel Palazzo Nazionale della Cultura
“Ci sono per esempio molte parti degli Accordi che non si sono realizzati, il Socioeconomico definiva una crescita economica del 6%, un tasso impositivo del 12%", affermò il mandatario.
El Periodico, 30/12/2014

883 - LUCES Y SOMBRAS DE LOS ACUERDOS DE PAZ

El cese del conflicto armado el 29 de diciembre de 1996, es, sin duda, el mayor logro de las negociaciones entre el Gobierno y la URNG. Pero, la paz buscaba algo más que el fin de la guerra. Trataba sobre cómo el país debía conseguir desarrollo económico y social, justicia, equidad e igualdad. ¿Lo alcanzó?
La firma de los Acuerdos de Paz Firme y Duradera colocó a Guatemala ante los ojos del mundo. Los compromisos signados por los más altos representantes del Gobierno y de la cúpula de la Unidad Revolucionaria Nacional Guatemalteca (URNG) integraron una agenda ambiciosa, encaminada a erradicar la pobreza y la impunidad en el país, entre otros problemas estructurales tratados de resolver, sin mayores resultados, con el uso de las armas.
Ayer, en el Palacio Nacional de la Cultura con la sencilla ceremonia del Cambio de la Rosa, el presidente Otto Pérez Molina y otros funcionarios de Estado conmemoraron los 18 años de ese momento histórico, que hoy empresarios, exfuncionarios, diputados y analistas evalúan bajo luces y sombras.
Julio Balconi, exministro de la Defensa, quien integró la Comisión de Reconciliación Nacional y la Comisión de Negociación consideró que desde 1996, el éxito de ese proceso lo intentó capitalizar el partido de Gobierno, el de Avanzada Nacional (PAN) en ese momento. “Las otras fuerzas políticas se dieron cuenta de que el tema, que era de interés nacional, se convirtió en un elemento de negociación política y por eso comenzaron a atacarlos”, indicó.
De acuerdo con Balconi, los llamados Acuerdos Operativos se cumplieron con rapidez tal y como estaba establecido; no así los Sustantivos, encaminados a transformar el país. “Correspondía llevarlos a la práctica no solo al gobierno de turno sino a todos los sectores, incluidos los ciudadanos. Ese esfuerzo disminuyó a tal grado que los partidos políticos que alcanzaron el poder posteriormente, no tenían los Acuerdos de Paz como su agenda principal de trabajo”, añadió.
Tres puntos
“Los avances han sido muy pocos, en lo que algunos han querido tomar como compromiso. En educación, hubo una reforma educativa, pero se da un paso para adelante y dos para atrás. Sin embargo, hay avances. No estamos igual que como hace 18 años o peor. Se ha reducido el analfabetismo aún cuando el indicador todavía es alto”, agregó Balconi.
Mencionó que el proceso de consolidación de la democracia es obra de los Acuerdos de Paz, igual que la de los derechos ciudadanos. “Los guatemaltecos hemos participado en varias elecciones generales sin señalamientos de fraude y ahora cada quien puede exponer sus ideas sin riesgo”, añadió el militar.
No obstante, la inseguridad es la sombra que opaca esas luces. La nueva Policía Nacional Civil (PNC), que sustituiría a la tan desprestigiada Policía Nacional (PN) no llenó las expectativas por errores estratégicos, según el ex Ministro de la Defensa. “Volvimos a lo de antes y hoy tenemos una gran desconfianza en la guardia policial”, afirmó.
Hermann F. Girón, presidente del Comité Coordinador de Asociaciones Agrícolas, Comerciales, Industriales y Financieras (CACIF), opinó que de los compromisos firmados, los básicos están relacionados con el aspecto económico y político. “Desde el punto de vista político aún hay viejas heridas de guerra que no han sanado y que no permiten que trabajemos unidos por el país”, aseguró.
“Los Acuerdos requerían para su cumplimiento crecimiento económico y de recaudación, y aquí todavía hay que trabajar para motivar y propiciarlos. El principal motor para llevarlos a la práctica son el desarrollo económico y la formalidad laboral”, dijo Girón.
El presidente del CACIF recordó que en el Congreso hay leyes que tendrían que ser prioritarias para alcanzar ese objetivo, como la de Desarrollo Económico.
Pocos avances
Álvaro Ramazzini, obispo diocesano de Huehuetenango, analizó otras aristas que han impedido la evolución de los Acuerdos de Paz en los últimos 18 años. “Uno de los grandes defectos de la firma de la Paz fue la falta de leyes para ponerla en práctica. No se aprobaron. Se resolvió el conflicto, se desmovilizaron los elementos de la URNG y otros sectores militares. Se aplicó la reducción del Ejército de manera drástica y por eso ahora se escuchan críticas de que no tienen capacidad operativa de guardar las fronteras o luchar contra el narcotráfico. Pero de ahí, el resto quedó relegado”, manifestó el obispo.
El líder religioso además enumeró, por ejemplo, el poco avance de las iniciativas contenidas en el Acuerdo Sobre Aspectos Socieconómicos y Situación Agraria. “No se ha cumplido con el crecimiento económico y la Ley de Desarrollo Rural duerme el sueño de los justos. Los acuerdos reconocían el Convenio 169 y como ahora no se respeta hay conflictividad social. Asimismo, los empresarios deben darse cuenta de que la situación no mejora con atraer grandes inversionistas sin antes una reforma tributaria”.
El Obispo mencionó que la aplicación de la ley con el propósito de condenar el genocidio nació con los Acuerdos de Paz, pero tampoco ha sido aplicada. “Se habló de amnistía para la URNG y el Ejército, pero se dejó claro que los delitos de lesa humanidad iban a ser juzgados. Al final no se ha logrado erradicar la impunidad ni la pobreza”, dijo.
Edgar Gutiérrez, excanciller y director del Instituto de Problemas Nacionales de la Universidad de San Carlos de Guatemala (Ipnusac), coincidió con Balconi en que ninguno de los Acuerdos Sustantivos logró madurar, en particular el que trata sobre Identidad y Derecho de los Pueblos Indígenas así como sobre Fortalecimiento del Poder Civil, que proclamaban la vigencia de un Estado de Derecho funcional y moderno.
“No ha habido fuerza política con suficiente peso en el Estado que adopte los Acuerdos de Paz como programa de Reforma Política. Los gobiernos solo han proclamado adhesiones retóricas, sin comprometerse a cumplirlos. Empezando por el gobierno de Álvaro Arzú”, aseguró el analista.
Distinto
La ex Secretaria de la Paz y presidenta de la Junta Directiva de la Asociación de Investigación de Estudios Sociales (Asíes) Raquel Zelaya dijo que la Agenda Sustantiva de Paz coincide con la de la sociedad guatemalteca, incluye reforma política, pacto fiscal, interculturalidad, lo cual no significa que se ha alcanzado, aclaró.
“Todos han destacado procesos que se han detenido o retrocedido. Pero la agenda básica de la Paz tiene que ver con las aspiraciones más sentidas de las personas y exige cambios generacionales sobre todo en temas como la discriminación, el racismo, la desigualdad”, señaló Zelaya.
Para la experta, habrá personas que digan que no tienen nada que celebrar. “Quienes vivieron el conflicto y les fueron vulnerados sus derechos, pero para los jóvenes es distinto. No se puede comparar la década de los ochenta con 2014”, añadió.
Poca voluntad política
“Ninguno de los gobiernos de turno ha tenido la voluntad política de cumplirlos”, aseguró Carlos Mejía, congresista de la URNG.
“Hoy se habla de libre expresión y participación ciudadana, pero el hambre, la pobreza y los rezagos en salud y educación son problemas nacionales sin resolver”, agregó .
Para Mejía, la falta de conciencia sobre la realidad nacional de la oligarquía ha impedido una reforma fiscal que permita al Estado obtener más recursos.
“Estamos lejos”
El presidente Otto Pérez Molina reconoció ayer que la Agenda de la Paz ha avanzado poco. Desigualdad, pobreza, falta de oportunidades, servicios básicos afectan a millones de guatemaltecos. “Lo reconocemos y tenemos que trabajar en construir la paz y la reconciliación”, dijo ayer luego de concluir la ceremonia del Cambio de la Rosa en el Palacio Nacional de la Cultura.
“Hay muchas partes de los Acuerdos que no se han cumplido, por ejemplo el Socioeconómico definía un crecimiento económico del seis por ciento, una tasa impositiva del 12 por ciento”, afirmó el mandatario.
El Periodico, 30/12/2014